È importante chiedersi quali sono i valori e gli ideali che dovrebbero animare lo sport e su quali principi fondare le regole.

Non è semplice, perché la competizione sportiva, in quanti tale, ha regole proprie, e il termine stesso “competizione” significa gareggiare, confrontarsi e misurarsi con gli altri, per cui rispetto “si” dell’avversario ma riuscire a vincerlo e superarlo sempre nel rispetto di un etica sportiva.

Beppe Bergomi, grande difensore dell’Inter ha dichiarato: “i nemici del calcio sono tanti: il male peggiore, il più pericoloso è la mancanza di una cultura della sconfitta. Il mondo che gira attorno al calcio rischia di soffocare questo gioco”
La nuova etica dello sport tende a dare delle risposte concrete ad un quesito fondamentale:
“Perché vivere correttamente il mondo sportivo piuttosto che scorrettamente?”
Ci sono varie risposte al riguardo:
• Gioco correttamente perché il gioco mi porta benefici di tipo materiale ( utilitarismo);
• Gioco correttamente perché ho accettato le regole già esistenti ( tradizionalismo);
• Gioco correttamente perché ho scelto io con il mio gruppo le regole e per questo le devo rispettare ( contrattualismo );
• Gioco correttamente perché solo attraverso di esso perfeziono il mio essere ( concezione etico – sociale ).

Per cui concludendo l’etica dovrebbe aver un ruolo guida nella società e in questo caso anche nello sport. Non è sempre facile stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma è importante provarci, essere in buona fede, cercare di raggiungere l’obbiettivo ed il risultato finale attraverso il rispetto delle regole evitando l’utilizzo di pratiche e comportamenti illegali (doping, violenza verbale e fisica, scorrettezze, razzismo in campo e sugli spalti, ecc. ) puntando invece al raggiungimento di quella regola non scritta dettata da un codice d’onore chiamata “FAIR PLAY”.

REGOLE DEL FAIR PLAY:

1. Giocare per divertirsi.
2. Giocare con lealtà.
3. Attenersi alle regole del gioco.
4. Portare rispetto ai compagni di squadra, agli avversari, agli arbitri e agli spettatori.
5. Accettare la sconfitta con dignità.
6. Rifiutare la corruzione, il doping, il razzismo, la violenza e qualsiasi cosa possa arrecare danno allo sport.
7. Fare tante partite per donare l’incasso a coloro che ne hanno bisogno.
8. Aiutare gli altri a resistere ai tentativi di corruzione.
9. Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport.
10. Onorare coloro che difendono la buona reputazione dello sport.

Quindi a chi tocca?
Tocca agli adulti, a chi è disposto ad impegnarsi in prima persona, diventare testimoni credibili, controcorrente, infaticabili nel cercare stili di vita alternativi all’illegalità, intravedere nuovi percorsi, strategie, metodi, didattiche nuove e corrette. Bisogna cercare di mostrare ai giovani valori e comportamenti positivi, proporre modelli impegnativi ma gratificanti e raggiungibili, e far capire loro che solo attraverso il lavoro continuo e costante si possono raggiungere.
Tocca agli educatori, genitori, insegnanti, allenatori, molti dei quali nel quotidiano senza riflettori fanno intravedere ai ragazzi l’altra faccia dello sport: impegno, disciplina, rigore, finalizzati a dare il meglio di sé; capacità di cooperare, competizione regolata e leale che mai considera l’avversario come nemico con la capacità di accettare la sconfitta e da essa ripartire per migliorarsi.
Prima di lasciare la parola alle mie ex atlete, dirigenti, istruttori e allenatori che hanno vissuto e condiviso con me questi principi, concludo con una mia citazione sulle competizioni a livello giovanile:

“Lo scopo principale dell’attività sportiva giovanile dovrebbe essere quello di sviluppare i presupposti delle prestazioni agonistiche in una fase di specializzazione successiva, le competizioni in età giovanile dovrebbero essere concepite come un mezzo e non come un fine.” ( coach Betty Lucchini)